Lo zucchero, una dolce dipendenza

Orientati di Marco Lombardi

Lo zucchero, che cos'è?

Nel linguaggio comune quando utilizziamo la parola zucchero e nell'immaginario collettivo, ci riferiamo ad un alimento granulare di colore bianco, utilizzato per dolcificare altri alimenti.

Il comune zucchero è il saccarosio, un disaccaride; spieghiamo meglio questa cosa: lo zucchero da tavola è chiamato saccarosio e appartiene ai disaccaridi (di cui ad esempio il famoso lattosio), così nominati in quanto è un composto organico (glucidi, comunemente chiamati carboidrati) che presenta a livello molecolare, due monosaccaridi (singole molecole) precisamente glucosio e fruttosio.

Si ricava principalmente o dalla canna da zucchero (principalmente situata nell'America centro-meridionale) o dalla barbabietola da zucchero, presente principalmente in Europa.

È importante soffermarsi sui passaggi che riguardano la lavorazione dello zucchero per capire e sapere di più su questo alimento; 

Il primo processo riguarda l'estrazione delle "parte dolce", da quelli che sono i vegetali interessati (canna da zucchero e barbabietola). Essa avviene per mezzo di taglio e spremitura, per quanto riguarda le canne da zucchero, ricavando un "sugo". Per quanto riguarda la barbabietola invece, esso non e presente "nel midollo" della canna, ma vengono tagliate (le barbabietole) in quanto lo zucchero è presente nelle cellule del tubero, e viene estratto con acqua per mezzo di processi osmotici. Già nella fase iniziale (senza scendere nei dettagli), si può notare come ci siano tanti passaggi e lavorazioni; quando si parla di alimenti processati o super processati, si riferisce proprio ad alimenti che subiscono tanti processi di trasformazione, modificando un a gran parte delle loro proprietà e quindi caratteristiche iniziali.

Il secondo processo riguarda la sua depurazione e concentrazione; che sia zucchero pervenuto da quello di canna o dalla barbabietola, viene depurato per mezzo del latte di calce ad altissime temperature insieme a calce viva. Questo processo alcalino ad alte temperature, disgrega vitamine, proteine e enzimi con conseguente precipitazione dei sali di calcio. Successivamente viene trattato con anidride carbonica per eliminare la calce in eccesso, ottenendo lo zucchero grezzo, di colore bruno/marrone in cristalli solidi.

Il terzo passaggio prevede il trattamento di acido solforico e carbone animale, per filtrarlo, mentre con un derivato del catrame (E130) si ottiene la colorazione bianca classica.

 

Che cosa fa e quali conseguenze?


 

Questi passaggi non sono stati analizzati per avere una certa cultura o per rispondere alle curiosità che si nascondono dietro la lavorazione dello zucchero (anche per questo), ma principalmente per due motivi: il primo è facilmente intuibile, ovvero non serve essere un biologo nutrizionista o un chimico o chissà quale esperto, per capire che questi processi di lavorazione alterano completamente il prodotto iniziale, rendendolo quindi un alimento altamente processato, o meglio ultraprocessato; ciò vuol dire che ne è stata modificata quasi completamente la sua forma grezza presente in natura, facendo decadere quelli che sono i suoi reali benefici nutritivi e alterando anche le proprietà legate alla palatabilità (gradevolezza di un alimento o prodotto alimentare).

Il secondo motivo è per conoscere "gli scheletri nell'armadio" sullo zucchero. Ad esempio, sotto il profilo nutrizionale, lo zucchero bianco per essere digerito o metabolizzato, ha bisogno di vitamine e sali minerali, che durante i processi di lavorazioni sopra elencati, decadono completamente. Di conseguenza diventa necessario l'utilizzo di queste sostanze, che verranno ricavate da quelle presenti nel nostro organismo. Con quali ripercussioni? (i casi elencati sono svariate possibilità che si possono verificare in base al consumo di zucchero)

  • perdita di calcio, con conseguente indebolimento di denti e ossa (effetto demineralizzante)
  • influisce sull'efficacia dei globuli bianchi (scompenso del sistema immunitario, in quanto per 50g di zucchero introdotti, si riduce l'efficacia fagocitaria dei globuli bianchi fino al 76%)
  • grasso e depositi adipocitari o Lipogenesi (il glucosio si deposita sotto forma di glicogeno nelle scorte epatiche, quindi fegato, e muscolari raggiungendo un massimo di 500g totali circa; quando queste scorte sono sature, il glicogeno in eccesso ritorna nel sangue sottoforma di acidi grassi, che vanno a localizzarsi nelle aree meno attive come accumuli di grasso)
  • picchi glicemici ( se gli zuccheri sono in eccesso, il pancreas aumenta la produzione di insulina per captare lo zucchero presente nel sangue)
  • obesità
  • opacità della pelle, acne e invecchiamento precoce con rughe (questo perchè lo zucchero in grandi dosi crea scompensi ormonali con conseguenze pro-infiammatorie)
  • favorisce l'accumulo di calcio nelle urine (quindi nel lungo periodo e in grandi dosi potrebbe portare a problemi renali o a calcoli renali veri e propri)
  • malattie cardiovascolari (l'eccessivo consumo di zucchero favorisce maggiori depositi di grasso e aumento di peso, dove il cuore ne risulta affaticato per ovvie ragione; favorisce la sintesi dei trigligeridi che possono aumentare rischio infarti, ictus o trombosi)
  • aumento degli indici infiammatori (l'eccesso di zuccheri e di conseguenza di insulina, causa uno stato infiammatorio; di fatto si attiva un fattore nelle cellule immunitarie che induce quest'ultime a produrre le citochine, sostanze infiammatorie)
  • maggiore pressione arteriosa
  • infiammazioni dell'endotelio (cellule che compongono il rivestimento delle pareti interne del cuore)
  • carie (lo zucchero cambia il metabolismo dei batteri che incidono sulla carie, in quanto nutrendosi degli zuccheri alimentari producono lattato che altera lo stato dello smalto)
  • problemi digestivi/intestinali (troppo zucchero può alterare il microbiota intestinale, aumentando i livelli di batteri, tra i quali possono partecipare in maniera attiva alle infiammazioni intestinali, oppure produrre enzimi che possono degradare il muco che riveste l'intestino)
  • scarsa energia ( i cosidetti picchi e conseguente crolli dovuti all'assunzione eccessiva di zuccheri, dove inizialmente ci danno energia e successivamente stanchezza e spossatezza)
  • alterazioni del gusto (le papille gustative si adattano alle alte dosi di zucchero, quindi percepiranno sempre meno il gusto dolce)
  • calo della libido (alte concentrazioni di zuccheri inibiscono/tendono a bloccare un gene responsabile della produzione di ormoni sessuali; gli stessi uomini diabetici, tra il 50% e il 75%, soffrono di disfunzione erettile)
  • insonnia (alcuni studi, hanno approfondito la correlazione tra sonno e assunzione di zucchero, e quest'ultimo se assunto in alte dosi, tende a portare ad uno stato di irrequietezza durante la notte e stato alterato del sonno profondo)
  • flautolenza e/o gonfiore addominale (soprattutto il fruttosio, che sarebbe di difficile assorbimento per il nostro microbiota; di fatto il cibo non ben assorbito nel colon fermenta formando gas)



Questo è un elenco delle ripercussioni che possono impattare sotto il profilo biologico, metabolico e quindi somatico (corpo). Ma le conseguenze si fermano qui? No purtroppo. L'assunzione di alte dosi di zucchero, o assunzione di zucchero in maniera costante per lunghi periodi, influisce su alcuni aspetti psico-emotivi:

  • dipendenza ( Lo studio di Bart Hoebel, un neuroscienziato dell’Università di Princeton, New Jersey, ha dimostrato che consumare zucchero ha gli stessi effetti dell’assunzione di cocaina, in termini di assuefazione, astinenza e dipendenza; Questo esperimento è stato condotto per diverse settimane: alle cavie è stata somministrata acqua e zucchero ogni giorno, dopo una notte di digiuno ; dopo circa un mese, le cavie hanno manifestato comportamenti simili a quelli dei tossicodipendenti in astinenza: irritabilità, incontrollabilità, frenesia. Dallo studio è emerso che, come la cocaina, l’assunzione di zucchero favorisce il rilascio di dopamina nel cervello)
  • assuefazione (alte assunzioni di zucchero, stimola la produzione di dopamina, che rilasciata nel sangue ci da sensazioni di piacere; di conseguenza il cervello associa all'assunzione di zucchero, il piacere e di conseguenza ne deriva la continua ricerca)
  • sbalzi di umore (i picchi glicemici, quindi questo sali e scendi dovuti ad alte assunzioni di zucchero, possono portare a irritabilità, euforia, angoscia e quindi alterando l'umore che oscilla da uno stato all'altro)
  • mente annebbiata e difficoltà a concentrarti (Uno studio del 2012 condotto dai ricercatori dell'UCLA su delle cavie da laboratorio ha scoperto che una dieta ricca di fruttosio ,un altro modo di indicare gli zuccheri, danneggia la memoria e l'apprendimento, letteralmente rallentando il cervello)
  • depressione ( alimenti ricchi di zucchero e carboidrati possono anche interferire col funzionamento dei neurotrasmettitori che ci aiutano a stabilizzare il nostro umore. Gli zuccheri ingeriti stimolano il rilascio di un neurotrasmettitore i cui effetti migliorano l'umore, la serotonina. Il Dr. Datis Kharrazian, esperto di medicina funzionale, sostiene che: “Attivare costantemente la produzione di questa sostanza può esaurirne le limitate riserve di cui il nostro organismo dispone, provocando sintomi che possono contribuire alla depressione”. Gli adolescenti potrebbero inoltre essere particolarmente vulnerabili agli effetti degli zuccheri, sull'umore. Un recente studio condotto su cavie in fase di sviluppo, condotto dai ricercatori della Scuola di Medicina della Emory University, ha scoperto che una dieta ricca di zuccheri contribuisce a depressione e comportamenti ansiosi).
  • danneggia la memoria (lo stesso studio del 2012 condotto dai ricercatori dell'UCLA, ha scoperto che una dieta ricca di zuccheri danneggia la memoria e l'apprendimento letteralmente, rallentando il cervello . Il consumare massicce dosi di zuccheri ha causato nelle cavie, lo sviluppo di una resistenza all'insulina - un ormone che oltre a controllare i livelli di zucchero nel sangue, regola anche le funzioni delle cellule cerebrali. L'insulina rafforza le connessioni sinaptiche tra i neuroni, aiutandoli a comunicare meglio e di conseguenza ricordare più facilmente. Il calo di insulina causato dall'assunzione eccessiva di zuccheri danneggia quindi le capacità cognitive rallentando la comunicazione tra neuroni)

Questa è una buona parte, di quelli che sono gli effetti dell'utilizzo di alte dosi di zucchero, o costanti dosi o la combo di entrambe. Ma chiariamo un altro aspetto, lo zucchero fa sempre male? In realtà NO e la risposta la si trova facilmente nella biologia e attraverso funzionamento del nostro corpo:

Il nostro organismo ha bisogno assolutamente di zucchero per il suo corretto funzionamento; di fatto il nostro organismo consuma glucosio, che rappresenta il nostro substrato energetico per eccellenza, in quanto è una sostanza preziosa che le nostre cellule utilizzano per produrre energia.

Secondo il LARN (ed. 2016) in una dieta equilibrata, l'assunzione raccomandata è rappresentata da un minimo del 45% fino ad un massimo del 60% di zuccheri, di cui i semplici (zucchero) dovrebbe rappresentare massimo il 15%. Superare il 25%, invece, è da considerare una percentuale dannosa e quindi avversa per uno stato di salute ottimale.

Scendendo più nel dettaglio, il 15% di zucchero, corrisponde a circa 2 porzioni di frutta al giorno e la restante parte invece è rappresentata dai latticini e derivati del latte come lo yogurt ecc. Questo ci permette di ben intuire che i restanti zuccheri sono un surplus, che alza il livello di assunzione di zuccheri; zuccheri che troveremo in questo caso, principalmente nei prodotti da forno e quindi industriali.

Di fatto lo zucchero non è nocivo per la salute, ma la sua lavorazione originaria lo rende povero di sostanze nutritive necessarie oltre che alle alte dosi, presenti nei prodotti industriali, quali tendiamo a rivolgerci. Diventa così fondamentale lavorare sulle proprie abitudini alimentari, e sulla conoscenza degli alimenti, affinchè ci permetta di orientarci, verso una linea alimentare sana ed equilibrata.



Alcuni dati sullo zucchero e il suo consumo



Il consumo medio mondiale e di circa 70 grammi al giorno, circa il 50% in più rispetto a 30 anni fa. In Italia  annualmente l'impiego di zucchero corrisponde a circa 1 milione e 650 mila tonnellate. Lo zucchero è di fatto uno dei beni quotidiani più utilizzati e richiesti ad oggi, su scala globale.  Al momento  il suo uso si aggira a 25Kg pro capite, mentre per un italiano medio si traduce a circa 27Kg pro capite all'anno.

L'organizzazione mondiale della sanità raccomanda meno di 6 cucchiaini di zucchero aggiunto al giorno, ma troviamo d'altro canto i ragazzi australiani, ad esempio, che ne consumano 3 volte di più; questo si traduce con risultati in cui un bambino su tre di una età compresa tra i 5 e i 6 anni soffre di carie, e tra i 12 e i 14 anni ne soffre su denti ormai non più da latte.

Addirittura sarebbero 28 i cucchiaini di zucchero aggiunto consumati in media da un adolescente americano, mentre per uno italiano parliamo di circa 18-20 al giorno. 

Secondo un analisi di mercato, sullo zucchero, condotta tra il 2009 e il 2019, ha evinto come i produttori di prodotti da forno (alimenti industriali), abbiano aumentato il numero di zucchero nei propri alimenti. I volumi pro capite di dolcificanti non nutritivi nelle bevande sono più alti del 36% a li vello globale. I zuccheri aggiunti negli alimenti confezionati sono invece superiori del 9%. Lo studio ha rilevato anche una stretta connessione tra i paesi a medio-basso reddito e l'aumento di zucchero (paesi come Cina e India); mentre in diminuzione nei paesi con alto reddito come gli stessi Stati Uniti e Australia.

Questi dati evidenziano come ci sia un sempre più consumo di zucchero, ma non mostrano come ormai esso è parte integrante della nostra cultura alimentare, passando così per innocuo o per un possibile colpevoli di mal di stomaco; la realtà però e ben diversa, in quanto esso causa (come si è ben elencato sopra) di problemi legati alla salute, in maniera specifica e significativa.


Cambiare cultura, cambiare modo di osservare, cambiare modo di vivere



Infine la cosa che conta è trovare la via più utile e salutare, che non sia estremisticamente evitante e che nemmeno si avvicini al grande utilizzo o abuso nei casi peggiori. Per stare su questa "via", diventa fondamentale prima di tutto scegliere; scegliere di cambiare approccio alimentare, scegliere di conseguenza di mettere mano a quelle che sono semplicemente abitudini, sedimentate da una cultura che affonda le radici in un capitalismo che salvaguardia solamente i propri interessi e non la salute; scegliere davvero di vivere bene e in salute, scegliere di guardare la realtà dovrebbe essere un meccanismo che va coltivato con ricerca, disciplina e dedizione. È arrivato il momento di prenderci cura di noi stessi, partendo appunto da una ricerca con una conseguente cultura del cibo, nuova, vera, libera e sana. 



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