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Potremmo definirla come la mancanza di forze/energie, quindi una condizione, che può manifestarsi o in maniera episodica o in maniera duratura. Seppur non esiste una reale divisione (corpo, mente, cuore, anima spirito ecc) per convenzione potremmo dire che la stanchezza può avere due origini, una prettamente fisica, legata al corpo e alle fatiche che esso può svolgere e l'altra invece neurale, legata per lo più al sistema nervoso o per renderla più "semplice", alla mente.
Di fatto come anticipato prima, è solo una divisione convenzionale, in quanto il sistema nervoso, può essere stimolato da un'intensa attività fisica con esercizi altamente tassanti dal punto di viste neurale, ad esempio, di conseguenza la divisione mente-copro decade completamente.
È pur vero, però, che se studio per 4 ore di fila, sarà principalmente il sistema nervoso ad essere conseguenzialmente stressato (stress=stimolo), con conseguente "stanchezza mentale"; quindi il corpo in quelle 4 ore di studio, essendo stato fermo, non è stanco? la risposta è SNI. Bisogna ragionare in termini di stimoli, se si vuole comprendere meglio il concetto di stanchezza. Perchè, di fatto, se mi recassi in palestra dopo le mie ore di studio, partendo dal presupposto che il corpo non è stanco solo perchè ho lavorato con la mente (studiando), sbaglierei, in quanto per lo stesso motivo per cui, se stimolo il mio corpo con un attività fisica intensa o con esercizi neurali (squat), stimolo conseguenzialmente anche il sistema nervoso.
STANCHEZZA FISICA
Ci sono degli indizi, che ci fanno ricondurre alla stanchezza fisica, dove la sensazione predominante è la mancanza di energie o di forze, e dove i fattori che intervengono a contribuire, possono essere individuati in uno stimolo, uno stressor, che perviene prevalentemente da uno sforzo prettamente fisico. Sforzi fisici che possono derivare da lavori manuali ad esempio, ma anche da performance di tipo fisico, dal momento che si pratica uno sport o una qualsiasi attività fisica. Una delle caratteristiche che permette di ricondurre a questo tipo di stanchezza, è dettata da fattori legati al livello motorio, come ad esempio gambe stanche o pesanti, braccia pesanti, difficoltà nel sollevare carichi di piccola entità; oppure lentezza nello spostamento degli arti (e non parliamo di correre), mancanza o diminuzione della reattività muscolare. Anche la predisposizione a crampi, fino ad arrivare a stiramenti o strappi muscolari, possono essere un segnale d'allarme, della stanchezza incombente o ormai già presente in maniera importante.
Insomma la stanchezza fisica, quando è presente, si fa sentire abbastanza chiaramente, in quanto i segnali che il nostro corpo ci manda, sono "forti" e chiari.
In questo caso come è bene comportarsi? ovvio, riposando. Il punto è che il concetto di riposo, per ognuno di noi è estremamente personale e viene modificato da molti fattori.
Facciamo un esempio: sono stanco perchè ho fatto una partita a calcetto con gli amici di 2 ore, torno a casa, ceno e poi mi faccio una passeggiata con il cane, tanto alla fine mica mi sforzo, no? Questo atteggiamento porta a pensare che, non percependo immediatamente uno sforzo fisico, io realmente non l'abbia compiuto; tradotto se dopo una partita di calcetto di 2 ore percepisco la stanchezza, questa non va via dopo cena perchè mi sono fermato/rilassato a tavola, ma è presente, e richiede del vero riposo. Il vero riposo prevede che porti a spasso il cane? no, ma che tu lo porti a fare magari i suoi bisogni sotto casa e poi tutti di sopra a riposare.........nel letto!
Quale tipo di approccio è previsto per recuperare?
Il mito di "fatti una dormita e passa tutto" rimane un mito, in quanto "la bella dormita" fa il suo effetto, dal momento in cui si è fatto uno sforzo o si è svolta un'intensa attività fisica occasionale; di fatto in quel caso, dal momento che assale quella stanchezza fisica, diventa quasi sempre spontaneo e piacevole ricercare il letto e addormentarsi, lasciandosi andare a quel dolce dormire.
Quando si tratta di una stanchezza fisica e non più occasionale, la semplice dormita non è più efficace, ma diventa importante invece seguire una routine dove prevede il minimo (e indispensabile) dispendio energetico e la massimizzazione invece delle fasi di
recupero/riposo. Si è vero, molti affermano il contrario, che alla fine solo chi resiste, chi non molla, chi lotta fino alla fine, che chi si ferma è perduto ecc ecc, alla fine ottiene risultati.
Vi sembra una "società ritrovata" questa del non mi fermo mai?
chiedete ad una persona che non si ferma mai, se è veramente in salute, o se nasconde i danni del non fermarsi, dietro il suo voler mostrare lo status sociale moderno "io non mi fermo mai". Ad ogni modo, recuperare da un periodo di stanchezza fisica che è diventata cronica, permette di far si che la cosa non diventi malattia o patologia (gli infortuni sono legati per la maggior parte alla non possibilità data al corpo di recuperare), e non solo, ci permetterà anche di
performare meglio, in maniera più duratura e fisiologica,
rispettando non solo il benessere fisico ma anche quello mentale ed emotivo.
STANCHEZZA MENTALE
Per quanto riguarda la stanchezza mentale (sistemica-neurale) la questione è ben diversa. Qui si apre il vaso di pandora e la questione diventa complessa, ma andiamo per gradi. Genericamente possiamo dire che la stanchezza mentale è causata dallo stress. Lo stress, ad oggi il diavolo in persona, è la fonte dei maggior problemi legati alla psico-emotività e anche al corpo (quando si manifesta in maniera somatica), ma c'è da dire anche che senza lo stress (stressor=stimolo) non ci sarebbe evoluzione, crescita, miglioramento e così via dicendo (di questo approfondiremo in un altro articolo).
La stanchezza mentale, colpisce sostanzialmente a livello sistemico ( con sistemico si fa riferimento all'intero sistema, quindi l'organismo, e non solo sistema nervoso). Parlando brevemente del sistema nervoso per meglio comprendere, possiamo dire che esso si divide in 2 parti,
simpatico e parasimpatico. Il primo ci permette di rispondere principalmente agli stimoli, presiede il sistema di adattamento di "lotta o fuga", quindi è un sistema stimolante, contraente ed eccitante, prepara l'organismo a reagire in caso di stimolo, pericolo o fuga. Il secondo invece, interviene nel controllo di funzioni corporee involontarie in situazioni di riposo, recupero e digestione; sostanzialmente stimola la quiete, il rilassamento e il riposo e quindi l'immagazzinamento dell'energia. Insieme, quando sono in equilibrio, mantengono un dinamismo fisiologico, dove "il pendolo" oscilla tra il sistema simpatico e parasimpatico, tra dinamismo e recupero delle energie.
Fatta questa piccola premessa, quando stimoliamo intensamente e per lunghi periodi il nostro "sistema", questo riceve continui stressor, che possono a lungo andare riversarsi su quell'equilibrio dinamico, rendendolo statico; il "pendolo", in questo caso, pende principalmente verso il sistema simpatico e quindi sotto continui stimoli. In definitiva ripetuti stimoli senza fasi di recupero adeguate, nel tempo, tendono successivamente a cronicizzare e conseguenzialmente a farci entrare in un loop infinito di sensazioni legate ad una stanchezza mentale (Neurale) cronica, dove il sistema parasimpatico ormai compromesso, non è più in grado di creare quella condizione fisiologica di recupero energetico. Quali sono i sintomi di questo stress neurale/mentale?
- problemi di concentrazione/focus (si fatica a mantenere il livello di concentrazione su una cosa, che subito dopo ci si rivolge allo smartphone o altre fonti di distrazione vicine)
- offuscamento mentale (poca lucidità, fatica a rimanere nel tempo presente)
- difficoltà a ragionare lucidamente e a prendere decisioni (entropia mentale o meglio confusione su quelle che sono scelte di ogni tipo, anche sul cosa capire cosa mi và da mangiare per cena, ad esempio)
- disturbi d'ansia (una delle concause che partecipano ad alimentare la confusione e a mettere la nostra mente a soqquadro, con uno stato di irrequietezza che rende difficile sapere quando fermarsi)
- sbalzi d'umore, irascibilità, angoscia, frustrazione (una serie di emozioni tristi che sono predominanti, durature e che quasi ingestibili)
- affaticamento fisico e muscolare (debolezza cronica, costante e latente, con scarsa forza nei muscoli)
- scarso appetito o al contrario una fame senza fine ( la tendenza e diversa a seconda delle persone, chi nella stanchezza cronica tende a non mangiare, ad avere lo stomaco chiuso; chi invece, al contrario, sotto stress tende a somatizzare attraverso una fame inestinguibile, dove un pacco da chilo di biscotti potrebbe finire davanti un film, senza accorgersene)
- Sonnolenza durante il giorno (la difficolta a mantenere un livello di veglia fisiologica)
- Insonnia ( difficoltà a riposare, a dormire in maniera adeguata e ad orari consoni; risvegli notturni frequenti, incubi o sogni angoscianti, ansia per la sveglia.....la lista potrebbe allungarsi)
- Problemi legati alla memoria (il cervello fatica ad immagazzinare o a trattenere informazioni)
- Fauci secche o occhi secchi, nonostante un buon livello di idratazione
- Disturbi intestinali (eccessivo meteorismo o IBS, sindrome del colon irritabile)
- Mal di testa (frequenza di mal di testa, forti e duraturi)
- Mani tremolanti (una condizione comune quando i livelli di stress sono presenti e il nostro corpo ha bisogno di dissiparli)
- Extrasistole frequenti (gli alti livelli di ansia e di adrenalina possono disturbare il regolare ritmo cardiaco)
- Irrequietezza e agitazione (l'ansia e gli sbalzi ormonali possono portare ad uno status di agitazione perenne)
- Onicofagia, ovvero il vizio di mangiarsi unghie (questa è una condotta di chi ha in origine forti tensioni dovuti allo stress, e scarica momentaneamente quest'ultima, mordendosi e mangiando le unghia e/o pellicine)
- Avvicinamento e utilizzo di sostanze psicotrope o psicoattive (droghe ma soprattutto consumo di alcolici, per diminuire i livelli di tensione cronici o per rispondere alla continua richiesta di dopamina; di fatto si ricercano sostanze come l'alcool, che è un ottimo dopaminico psico attivo, ma soprattutto legale e altamente disponibile. Chi fatica a gestire degli stati emotivi come ansia, depressione, rabbia, tristezza e sofferenza, tende a farne largo uso o ad abusarne)
Questi sono solo una parte di quelli che possono essere i possibili sintomi, dovuti ad uno stress cronico. Quindi il corpo ci manda in tutti i modi dei segnali, ma ci è difficile fermarci, perchè ormai assuefatti da un cocktail di ormoni come dopamina, catecolamine (adrenalina e noradrenalina) e cortisolo, che sono solitamente alti, dal momento in cui il sistema di lotta-fuga è pienamente operante; qui invece rimangono alti anche nel momento in cui ci fermiamo o dormiamo (approfondiremo in seguito su questo). Qui abbiamo però non solo un risvolto prettamente chimico-biologico, ma anche di tipo sociale e culturale. Socialmente parlando, ad oggi, fermarsi è sbagliato.
Alzare bandiera bianca e fermarsi è disprezzato, non accettato socialmente e culturalmente. Questo perchè lo status sociale per eccellenza è rappresentato da una routine dove la performance
DEVE
essere mantenuta costantemente, l'uomo che produce e che segue l'unica regola, la produttività.
Ad oggi, si sentono spesso casi in cui i dipendenti non vogliono o non possono prendersi un momento di pausa o ferie, perchè si sentono in colpa o in debito con la propria azienda, oppure dove la malattia va presa solo se strettamente necessaria, e in caso di febbre (il titolare non prenderebbe bene la cosa in qualsiasi caso).
Mi è capitato di assistere a confronti proficui, dove l'oggetto del confronto era: con che temperatura posso andare comunque a lavoro? e tra le varie cifre offerte, come se ci fosse un asta, la temperatura massima offerta è stata 38,5°. È doveroso dal punto di vista aziendale (mi ripeto ancora, di tutto questo ne riparleremo)!
Sta di fatto, che questo "trend" del non fermarsi, ad oggi è la causa del 76% di casi di bornout in italia nel 2023 (il 76% dei lavoratori italiani ha sperimentato il bornout), il 14% in più rispetto al 2022!